Un nuovo modello di sviluppo per il successo dell'Ippica e dell'Ippicoltura
"Un nuovo modello di sviluppo per il successo dell'Ippica e
dell'Ippicoltura"
(bozza)
1) La situazione attuale
Il “cavallo nel mondo postindustriale” non è fenomeno “effimero”.
Se nell’Est Europeo, dove sopravvive un ruolo reale del cavallo nei
trasporti e nel lavoro agricolo, troviamo ancora oltre 15 milioni di capi,
nei 15 Paesi dell’UE, dove da tempo non ci sono più questi impieghi,
troviamo un patrimonio equino consistente, almeno 3 milioni di capi, ed in
forte crescita.
In Italia, dopo che ancora negli anni 60 e 70 le popolazioni equine,
crollate nel periodo bellico, facevano contare solo poche decine di migliaia
di cavalli, oggi possiamo valutare il patrimonio equino intorno ai
350/400.000 capi.
Il fatto è che l’evoluzione storica, se ha cancellato gli impieghi più
tradizionali del cavallo, ne ha visto sorgere di nuovi o prendere dimensione
di massa a manifestazioni fino ad ieri assai limitate. Così accade col
cavallo nello sport, nel tempo libero, nel turismo, nelle pratiche
terapeutiche o di contenimento delle diverse forme del disagio, nello
spettacolo, nel gioco e nella scommessa.
In Italia la “filiera degli impieghi” che si è modellata sulla nuova realtà
del settore si stima dia vita (in analogia a quanto si pubblica in altri
Paesi, perché fino ad oggi in Italia non si danno ricostruzioni basate su
ricerche di tipo economico statistico) ad una occupazione che è di oltre
100.000 posti di lavoro, soprattutto a tempo parziale, con forti
potenzialità di crescita.
Purtroppo, a differenza di quanto accade all’estero, il fenomeno del lavoro
“nero” o “irregolare”, in Italia è eccezionalmente diffuso, con punte di
oltre il 70% nello stesso comparto delle corse, dove pure il ruolo che vi
gioca l’U.N.I.R.E, in qualità di erogatore di denaro pubblico a società di
corsa, proprietari, allenatori, guidatori, ecc. è straordinariamente forte.
E questo è il segnale più grave di quanto si sia deteriorata la situazione
del settore, dopo lo sviluppo degli anni 80, e di quanto siano profondi i
guasti nel tessuto di imprese piccolissime e micro che costituiscono il
settore.
Oggi in Italia il settore (in controtendenza rispetto a quanto si à
all’estero) è attanagliato da una crisi ampia, generalizzata, che significa
perdita secca di quote sul mercato interno da parte di tutti i comparti
(l’allevamento, lo sport. Il gioco, ecc.) e crescita della distanza
complessiva fra Italia ed altri Paesi d’Europa nella competizione sul
mercato internazionale.
Non si tratta di “congiuntura sfavorevole”, ma di “crisi strutturale”: è la
crisi di “modelli di sviluppo” che, anche se con caratteri ed anche “storie”
proprie e specifiche per ciascun comparto, hanno forti tratti comuni.
Inoltre, gli aspetti che i diversi comparti condividono (norme,
professionalità, sevizi, ricerca, ecc.) risentono delle difficoltà di
ciascun comparto ed insieme ne generalizzano e ne moltiplicano gli effetti
“depressivi”.
Facciamo solo due esempi, significativi di tutto questo.
- Quando con gli anni 80, le immagini televisive delle corse dei cavalli
entrano nelle agenzie, queste prevalgono rapidamente sulle società di corsa
e danno vita ad una nuova classe dirigente e ad un nuovo “modello di
sviluppo”, frutto dell’affermazione totalizzante delle particolari
caratteristiche delle domande del target proprio delle agenzie., assai
ristretto e particolare (si è parlato di neppure 30.000 persone).
La richiesta è quella della forte riduzione dei tempi di intervallo sui
monitor fra una corsa e l’altra, durante tutto l’orario di apertura: il
cavallo e la sua corsa sono solo lo strumento per la ripetitività dello
scommettere.
E’ un modello di sviluppo che ha per oltre un decennio risorse anche di
grande rilievo (“il più alto montepremi del mondo!”), ma ha poi manifestato
pesantemente i suoi costi: l’abbassamento qualitativo delle corse, degli
impianti, delle professionalità; la scomparsa dei cosiddetti “grandi
proprietari” e la crisi della stessa figura del “proprietario”; non solo la
separatezza rispetto al restante mondo del cavallo, in forte espansione, ma
anche l’incapacità di intercettare i nuovi flussi che si attivano sul nuovo
mercato del gioco e della scommessa e le sensibilità che li animano.
La moltiplicazione degli eventi richiesti comporta necessariamente il loro
appiattimento e spesso il degrado, come accade con le corse al mattino negli
ippodromi vuoti.
La caduta nel 1998 del monopolio da parte delle scommesse sulle corse dei
cavalli della “scommessa legale” chiude definitivamente una fase della
storia dell’ippica.
- In Italia, se mettiamo insieme gli iscritti alla FISE e alla FITEC-ANTE,
abbiamo poco più di 60.000 persone, mentre in Francia ed in Germania gli
iscritti alle analoghe associazioni sono più di 600.000 e nel Regno Unito
500.000. Anche in questo comparto si è puntato su un target ristretto,
fortemente tipicizzato, e si sono affermate in modo totalizzante le sue
esigenze. Neppure l’incredibile sviluppo spontaneo che con tutte le sue
contraddizioni ha visto diffondersi in Italia “la passione per il cavallo”
fra la metà degli anni 80 e la metà degli anni 90 ha “incrinato” queste
scelte.
Le manifestazioni e le conseguenze sono chiaramente visibili da parte di
tutti: immobilismo della classe dirigente, perdita di ogni competitività sul
piano sportivo, distanza dal mondo agricolo, forte crisi dell’allevamento
italiano.
“Chiusure” e “pretese totalizzanti” sembrano in Italia, nel settore, assai
diffuse, tanto da coinvolgere anche le istituzioni. Basti pensare al
fenomeno del “cavallo di origine americana” o del “cavallo arabo”, entrambi
cresciuti fino a dimensioni importanti (si parla di decine di migliaia di
capi) nella totale “ignoranza” degli Enti e delle Istituzioni (Regioni
comprese), col secondo poi entrato in conflitto - fino ai tribunali europei
- con l’ENCI, per le pretese totalizzanti di quest’ultimo.
2) gli obiettivi strategici di una politica a lungo termine
Gli obiettivi di una politica a lungo termine dovranno puntare al recupero
di competitività dei vari comparti, sia sul piano del mercato interno sia
sul piano internazionale, ma questo non potrà darsi se non cambiando rotta
sul piano delle scelte delle strategie.
Bisognerà puntare all’abbattimento di ogni chiusura, di ogni pretesa
totalizzante, spezzare ogni barriera che si interpone fra il “sognare” il
cavallo ed il “praticarne” in qualche modo il mondo e l’ambiente; bisognerà
“liberalizzare” l’accesso e l’utilizzo di ogni “prodotto” del settore,
compresi spettacolo delle corse, gioco e scommessa; bisognerà ristabilire le
condizioni perché si possano creare quegli “eventi di grande rilievo” in
grado di mobilitare il grande pubblico; bisognerà conquistare un solido
spazio sui media affermando una nuova immagine del settore, una immagine
positiva, in cui la passione per il cavallo ed il senso di appartenenza ad
una comune “natura” che la sottende sia l’ingrediente essenziale.
Tutto questo dovrà comportare una attenta rivisitazione della “qualità” di
tutti i “prodotti”, da quelli dell’allevamento e dello spettacolo delle
manifestazioni di cavalli (corse, concorsi, gare, pali, ecc.) fino ai giochi
ed alle scommesse, ma anche delle strutture di allevamento, dei circuiti e
degli spazi di impiego sportivo, turistico, ricreativo, terapeutico,
didattico, sociale del cavallo,. Allo stesso fine si dovrà rivedere l’intero
capitolo “prezzi e costi”, particolarmente onerosi per alcuni comparti o in
alcuni particolari segmenti (dai costi di un cavallo da corsa in allenamento
a quelli di una pratica sportiva amatoriale, anche molto modesta).
Nell’ippica, è facile vedere cosa voglia dire “ nuovo modello di sviluppo”.
Quando nel 1991 la Tris era “solo uno dei prodotti” a disposizione dei
clienti delle agenzie attivava un movimento di circa 80 miliardi, ormai
stabile da anni. Quando SISAL, su incarico dell’UNIRE, portò negli anni
successivi la scommessa in 5.000, 10.000 e poi 14.000 ricevitorie in tutta
Italia, da Aosta a Lampedusa, da Oristano alle Tremiti, nel giro di cinque
anni la Tris passò da quegli 80 miliardi ai 2.500 miliardi del 1996. Pochi
eventi significativi a settimana e un pubblico di milioni di persone toccato
da una rete di punti vendita capillare: questa la chiave del successo della
Tris. A riprova di tutto questo, quando si moltiplicò il numero delle Tris a
settimana, si produsse il loro appiattimento sulla routine delle altre corse
e si aprì il varco alla loro manipolazione fraudolenta, iniziò anche la
crisi della scommessa Tris.
3) gli obiettivi a medio termine
a) Sviluppo nel settore della cultura di impresa (in particolare marketing e
nuove tecnologie);
b) inserimento progressivo delle imprese della filiera nelle politiche
generali e territoriali di sviluppo del mondo rurale, del turismo e dello
sport (fondi strutturali e programmazione negoziata)
c) sviluppo dell’associazionismo e la mobilitazione di tutte le migliori
energie professionali, amministrative, ecc. sulla base della consapevolezza
che la sopravvivenza del settore è legata al recupero di competitività a
livello europeo ed internazionale e non più regionale o nazionale
d) creazione di una efficace rete di servizi alle imprese e di “poli” per
dare impulso a ricerca e diffusione dell’innovazione
e) trasparenza del mercato ed affermazione della regola fondamentale di
concorrenza, così come si dà in un mercato non “selvaggio”, ma “ben
regolato”, non strumento impotente di fronte a monopoli e cartelli ed
efficace solo nell’indurre esasperate precarietà fra le altre imprese ed il
progressivo deterioramento della qualità, ma strumento di trasparenza e
condizione del libero e creativo manifestarsi della capacità di soddisfare
in positivo “le domande” che si manifestano su tutti i diversi ed articolati
versanti del “mondo del cavallo”
Questi realisticamente possono essere gli obiettivi di un programma a medio
termine, che può trovare punto di riferimento certo per gli operatori in un
piano pluriennale dell’UNIRE, che affronti, sulla base di un forte recupero
di efficienza operativa e in termine di veri e propri “progetti” (obiettivi,
tempi, mezzi, risultati attesi, tempi, forme di monitoraggio chiaramente
formulati) i principali problemi sul tappeto: doping, giustizia sportiva.
allevamento, strutture per le manifestazioni dei cavalli (ippodromi,
strutture per le discipline olimpiche, arene per le gare di tipo americano),
trasparenza delle corse e delle scommesse, adeguamento del personale addetto
al settore, montepremi, immagine, comunicazione, condizioni dei proprietari.
4) nell’immediato
Nell’immediato, con la premessa che non esiste reale divaricazione fra
“emergenze” ed obiettivi a medio termine, si tratta di concentrare l’impegno
politico su alcuni, pochi, temi qualificanti, tali però da “trascinare”
verso il cambiamento l’intero sistema dell’ippica e dell’ippicoltura,
provvedendo anche, se necessario, alla revisione, modifica o integrazione
delle recenti normative riformatrici.
1) Il radicamento nel mondo rurale della produzione dei cavalli, della sua
valorizzazione e di molti dei servizi collegati, fino a quello
dell’organizzazione dello spettacolo delle corse in un ippodromo, appunto,
“rurale”.
Lo “sviluppo del mondo rurale” e tutta la strumentazione collegata ai fondi
comunitari strutturali, ai patti territoriali, ecc. non dovranno più essere
considerati da governo, regioni, enti locali, parti sociali “estranei” alla
filiera “cavallo”, permanendo valutazioni riduttive e penalizzanti il
settore.
Tutto questo può darsi solo affermando una concezione, condivisa da parte di
istituzioni, enti locali e parti sociali che coglie nel settore, nella
valorizzazione della filiera “cavallo”, una vera risorsa per lo sviluppo.
2) Anche a questo fine, deve essere fra le priorità un impegno forte per lo
sviluppo dell’associazionismo, superando tutte le attuali strozzature e
limitazioni, partendo dal mondo dell’allevamento, ma senza limitarci ad
esso.
Un associazionismo esteso, su base democratica, radicato sul territorio, è
elemento essenziale per una politica di valorizzazione sostanziale del
principio della sussidiarietà.
3) Nella direzione del superamento di limitazioni al manifestarsi della
creatività imprenditoriale e della libera iniziativa bisognerà procedere,
pur nel mantenimento della riserva dello stato su giochi e scommesse sulle
corse dei cavalli e della destinazione dei proventi all’UNIRE per le sue
finalità istituzionali, alla “liberalizzazione della scommessa”, unico vero,
efficace, argine contro il diffondersi del gioco clandestino.
Si dovrà adeguatamente normare la possibilità degli ippodromi, singoli o
associati, di realizzare, sulla base di programmi di corse determinati col
coordinamento dell’UNIRE, l’accettazione delle scommesse sulle corse nei
loro impianti non solo attraverso gli sportelli all’interno degli ippodromi,
ma anche tramite “punti remoti” all’esterno, utilizzando a tale scopo, se
disponibili, le stesse reti di ricevitorie sul territorio già in uso per
altri prodotti di gioco.
Queste scelte sono essenziali, non solo per contenere il gioco clandestino,
non solo per lo sviluppo del settore in generale, ma anche per consentire
sopravvivenza e sviluppo degli ippodromi minori, le cui immagini delle corse
saranno escluse dai circuiti televisivi nazionali per la necessità di una
sempre maggiore qualificazione dello spettacolo televisivo.
Gli ippodromi minori o “rurali”, fortemente legati al territorio, spesso
multifunzionali, raggiungeranno con lo spettacolo “vivo” delle
manifestazioni ippiche il grande pubblico là dove risiede; stimoleranno la
crescita di iniziative di allevamento, di valorizzazione delle produzioni
equine, di servizi, intrecciando la propria iniziativa con quelle, anche
turistiche, di sviluppo del territorio; alimenteranno flussi di proventi da
destinarsi in modo mirato allo sviluppo dell’ippica e dell’ippicoltura del
territorio.
Sulla stessa strada della “liberalizzazione della scommessa” si dovrà
procedere in generale al superamento del rapporto di concessione,.
Questo consentirà anche di risolvere questioni attuali e scottanti, come
quella dei cosiddetti “minimi garantiti delle agenzie”, con la contemporanea
abolizione della “riserva territoriale” e della “esclusiva destinazione”
alla accettazione della scommessa.
4) Una forte iniziativa per fare dell’UNIRE il vero soggetto animatore della
politica ippica nazionale, sviluppando tutte le potenzialità dell’articolo 2
del D.L. 449/99 e di uno Statuto coerente.
Indirizzo, coordinamento, monitoraggio e controllo sono le funzioni
dell’ente che devono essere esaltate, valorizzando nello stesso tempo per la
“gestione” il ruolo dei privati singoli o associati.
In “situazioni di valore strategico” per il settore, come quella della
comunicazione e pertanto per la gestione del segnale televisivo o come
l’altra dei proventi derivanti da “giochi a pronostici” e pertanto per la
gestione delle relative reti di raccolta, l’UNIRE potrebbe operare
attraverso società, aperte alla partecipazione di partner altamente
qualificati, nelle quali mantenere una forte presenza.
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