Essere in rete, essere una sezione in rete: cosa dà, cosa chiede
Chi negli ultimi mesi ha seguito queste pagine sa che all'editoriale abbiamo
usualmente assegnato il compito di dare semplicemente un quadro via via
aggiornato dello stato dell'iniziativa per la costituzione della Sezione
OnLine (SOL). Ma nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un pezzo specifico,
uno schematico report di quel che è stato fatto, di quel che è in cantiere,
ed anche alcuni indicatori idonei a misurare i riscontri avuti. E così, per
questa volta, ormai vicini alla scadenza del Congresso nazionale,
l'editoriale può invece concentrarsi su una valutazione politica di questo
processo e, senza infingimenti, guardare alle ragioni che i delegati al
Congresso nazionale considereranno nel prendere questa "piccola-grande"
decisione di riconoscere (o meno) la dimensione (associativa e federale)
della rete nello statuto nazionale del partito, aprendo la strada ad un
proficuo sviluppo della "SOL di fatto", quel che siamo oggi.
Non siamo qui a "fare il tifo" per un risultato per il quale pur ci siamo
impegnati a fondo, il gruppo iniziale e i tanti che si sono via via
aggiunti. Non siamo qui ad incassare sbrigativamente quel risultato nel
momento in cui esso si profila, cavalcando la parola innovazione o sparando
quei numeri interessanti che dicono dell'età media in SOL o della forte
presa anche su non iscritti. Come è già avvenuto in alcuni Congressi di
Federazione dove sono stati votati (e accolti) ordini del giorno in
proposito, serve che la discussione sia fatta tutta, che ne discenda una
decisione di tutti, assunta con una tranquillità derivante da piena
consapevolezza della portata e degli impatti organizzativi che possono e
debbono essere affrontati, dei risultati che si possono e si vogliono
raggiungere.
Vi è spesso una difficoltà oggettiva a far intendere la portata, la natura e
le forme delle relazioni abilitate dalla rete, le relative effettive
potenzialità. Pesa una "distanza di esperienze" non facilmente colmabile con
le parole.
Come spesso accade, ostacoli o rallentamenti derivano da osservazioni
opposte (se non sviluppate nelle loro diverse possibili conseguenze e
soluzioni). Chi pensa di dover attribuire alle relazioni in rete una spinta
all'individualismo e chi invece, ben cosciente che la rete è uno
straordinario strumento di induzione di organizzazione, proprio di questo
sottolinea criticità e rischi. Chi pensa di dover attribuire alla rete una
spinta che allontana dal territorio e chi invece, ben vedendo che le
esperienze dicono al contrario di recuperi di impegni territoriali sulla
base di motivazioni rilanciate o ritrovate in rete, valuta tutta la
delicatezza di un fattore rete che può essere l'impulso e il motore per
concretizzare quello "slogan" che a suo tempo abbiamo ascoltato più volte:
partito = rete + sezioni.
Prendo in prestito le parole usate in un odg approvato in un congresso di
Federazione:
"La rete, quale fattore pervasivo, come ha cambiato radicalmente nell'ultimo
decennio produzione, informazione, collocazioni professionali, cosi' spinge
anche il cambiamento della politica e del fare politica, ampliando le
relazioni tra le persone, abilitando confronti e condivisioni che
ricostruiscono motivazioni, rilanciano impegni, generano iniziativa,
modellano il senso e le forme della militanza. Noi non possiamo essere
osservatori del fenomeno e dobbiamo invece incrociare quelle opportunita'
con l'intero corpo del partito e dei suoi modi di essere."
Vorrei che quelle parole non suonassero per qualcuno genericamente enfatiche
e facessero velo alla concretezza di approcci.
Ci era stato detto: è possibile accrescere il valore d'uso degli
investimenti a suo tempo fatti dotando molte sezioni di un pc? Certo che si,
non è da oggi che si parla di una "rete delle sezioni". Per non continuare
(solo) a parlarne, abbiamo iniziato un censimento di quelle che sono dotate
di una presenza in rete affinchè quella parte si relazioni e tesaurizzi
esperienze e sperimentazioni, produca supporti, inneschi moltiplicatori di
realizzazione. Questa cosa è tecnica o politica? Siamo parte del socialismo
europeo... c'e' o no un problema di alimentare un tessuto europeo, alla
base, che faccia vivere quella definizione e quella appartenenza? Ed è così
che, ragionando sulla possibilità di un forum europeo (a partire dalla
Costituzione europea) per il quale stiamo predisponendo una scheda di
progetto da vericare con il Dipartimento Esteri, abbiamo scoperto che il
sito PSE è tradotto in tante lingue ma non in italiano. E poiché proprio la
conoscenza delle lingue era uno dei "fattori di produzione" censiti nel
sollecitare collaborazioni alla Sezione OnLine, se ne venisse fuori un
progettino di traduzione... sarebbe un risultato tecnico o politico? In
queste ultime settimane è stato caldo il tema della ricostruzione storica
del periodo nel quale si è generata la nostra democrazia repubblicana. Non
sarebbe più facile superare il livello di polemica giornalistica (ed
interessare i giovani) se su questo avessimo un "modulo formativo" in rete,
un aiuto ipertestuale nel passaggio di testimone politico tra le
generazioni? E sarebbe tecnica o politica se la SOL, partendo da una prima
realizzazione, mettesse a punto un modello, metodologie, applicazioni per la
formazione politica in rete, riusabile anche per altri argomenti? Siamo
tutti convinti della gravità complessiva che emerge da mille segnali e
provvedimenti di questo Governo Berlusconi; e altresì convinti della
necessità di disporre di strumenti strutturati di informazione, usabili nel
ridar forza alla moltitudine di voci dei nostri militanti di fronte allo
strapotere televisivo usato dall'avversario. Visto il prodotto che abbiamo
pubblicato in questi giorni? Non è un "prodotto SOL"... ma è proprio un caso
che attraverso la rete lo abbiamo subito intercettato e immediatamente reso
disponibile? Ed è lodevole la cura realizzativa, le capacità tecniche
(comunicative) dimostrate dall'autore, oppure dobbiamo chiederci come mai un
simile prodotto non sia nato ad esempio dai nostri gruppi parlamentari e sia
nato (per arrivare a fare quella faticata!) da un bisogno politico acuto
materializzato nel lavoro di uno solo?
Non so se risulta chiara la provocazione insita nella iterazione della
domanda su tecnica/politica? E' chiaro che una miniera di occasioni esiste
già, giacimenti di intelligenza e di volontariato politico? E che non si può
pensare di utilizzarli senza dargli da un lato effettiva sponda da parte
delle varie responsabilità politiche e dall'altro riconoscimento, sia di
giusta autonomia realizzativa sia come soggettività portatrici di bisogni
politici?
Sempre per non lasciare nel vago le parole usate nel citato ordine del
giorno, a fianco di una sfera che potremmo chiamare degli "apporti di
ideazione, progettazione, sperimentazione su progetti e iniziative", ne
esiste un'altra, fondamentale e alla prima strettamente legata, rispetto
alla quale la rete è significativamente fattore abilitante, quella
dell'informazione e della partecipazione, ed anche della decisione. Ma su
questo torno dopo.
Del resto avrebbe il sapore del suicidio ignorare i numeri cui facevo
riferimento all'inizio. E anche la qualità di quei numeri che, quando avremo
la possibilità di sviluppare le analisi, ci diranno probabilmente di uno
spaccato sociale *parziale* ma, proprio in questa sua parzialità,
particolarmente decisivo oggi per l'insediamento del partito.
Dietro quei numeri ci sono persone. Persone ed esperienze politiche fatte,
in rete. Fatte "da compagni" ma autonomente, coprendo spazi (di rete)
lasciati sguarniti, penso alla campagna di sostegno a l'Unità quando il
giornale non era in edicola, penso alle motivazioni mosse intorno a
Progetto2000 in preparazione del Congresso di Torino, penso per certi versi
anche alle campagne elettorali giocate su tanti aspetti di presenza e lavoro
in rete non coperti dalla semplice esistenza di un "sito", quello di partito
o quello di coalizione. Cose anche queste che dicono di una grande
possibilità di recuperare alla politica lavoro volontario. Basta saper
chiedere. Giocare le carte giuste per poter chiedere.
Qualche giorno fa un compagno poneva una domanda semplice: ma a che serve
che da anni, nel rinnovare la tessera, io indichi anche il mio indirizzo
email se poi non viene utilizzato?
Perdonate questo andar per flash. La somma di quei flash dice di un'urgenza
che spinge da piu' direzioni: militanza, attraenza nuova, organizzazione,
senso della partecipazione politica, messa a frutto di saperi ed esperienze,
un partito di cui sentirsi ed essere parte attiva. Senza che suoni
irriguardoso per la platea congressuale che dovrà decidere, direi che non
riesco ad immaginare un NO, non riesco ad immaginare una scelta di rinuncia
a costruire partendo dall'insieme di quelle potenzialità.
Se la sto prendendo tanto larga è perchè a Pesaro, su questo argomento, non
ci serve disseminare lo statuto di ulteriori incisi "telematici" del tipo di
quelli già inseriti a Torino. Auspicabile è semmai che dalle consapevolezze
indicate derivi un'unica e forte affermazione, ovviamente con riserva di
regolazioni specifiche per i diversi effetti, sul possibile esercizio di
diritti e doveri in forme telematiche. E serve che dalle consapevolezze
della scelta derivi, anche attraverso il riconoscimento specifico del
potenziale di ciò che stiamo chiamando Sezione OnLine, un immediato e
fattivo percorso nell'impegno di ogni organo direttivo al proprio livello
per la realizzazione delle innovazioni organizzative abilitate dalle
tecnologie di rete, finalizzate al rafforzamento della democrazia nel
partito e al potenziamento ed estensione della azione politica.
Dicevo all'inizio di una scelta che oltre che convinta e di tutti deve
essere, per esser feconda, anche assumibile con tranquillità rispetto ai
tanti aspetti delicati che vengono in gioco.
Deve esistere un'occasione e una sede, che ovviamente non può essere quella
congressuale, per approfondire e via via definire il modello di
funzionamento di ciò che chiamiamo SOL, dando alcune condizioni di quadro e
poi lasciando che l'esperienza telematica sperimenti e individui le sue
forme. Ci era stato chiesto di portare elaborazioni al riguardo nel
seminario sul partito che non si è poi più tenuto. E' immaginabile che un
momento generale di riflessione sull'organizzazione si avrà dopo il
Congresso. Per parte nostra, sempre assumendo che intervenga a Pesaro una
decisione positiva, vorremmo che una giornata seminariale specifica si possa
tenere subito dopo il Congresso e prima degli eventuali interventi sugli
statuti regionali.
Sottolineo quel riferimento non solo per una corretta considerazione
istituzionale di un partito federativo ma perchè, seppur tante ragioni
consigliano di lavorare sull'ipotesi di *una* SOL, questa unicità non può in
alcun modo esser tradotta in un concetto di SOL romanocentrica. Vorrei dire
che come realtà di rete non potrebbe nemmeno esserlo... ma sopratutto, in
positivo, la SOL non può non essere luogo di condivisione per tutti di
esperienze e di apporti rispetto a processi di innovazione che metteranno
via via radice in tempi differenziati in aree diverse, con sperimentazioni
anticipatrici.
Dicevamo di criticità: dimensione, incardinamento, tessere, rapporto tra
militanza in rete e impegno territoriale... ma anche di criticità in ordine
al tipo di relazioni telematiche e all'invenzione di forme che in rete
concretizzino in modo idoneo i tradizionali compiti di direzione e garanzia.
Criticità e complessità derivanti anche dalla doppia natura di quel che
continuiamo a chiamare Sezione OnLine, da un lato la dimensione comunitaria,
della quale evidentemente sono partecipi tutti gli iscritti al partito, e
all'interno della quale potrà strutturarsi anche quel campo di "apporti e
iniziative" di cui si è detto, dall'altro un nucleo che non può non essere
una vera e propria sezione, con propri iscritti, se vogliamo corrispondere
al bisogno chiaramente rappresentato da chi una sezione non ce l'ha (alcune
situazioni all'estero) e chi non può andarci e deve affidare questo suo
essere nel partito, come altre cose, al tramite di una postazione
tecnologica.
Tutte cose che hanno un grado di complessità non piccolo, ma che possono
trovare soluzioni regolate, praticabili, utili. Stringendo all'osso, due mi
sembrano i punti irrinunciabili di questa costruzione:
1. la SOL, sia come "sezione" che come "comunità", deve restare comunque una
costruzione snella, strutturata e precisata nelle sue forme organizzative e
di rappresentanza, ma snella e coerente con le logiche di rete, gestibile
sulla base degli apporti volontari che ciascuno nei propri "tempi marginali"
può dare;
2. se abbiamo detto che quella comunità produce anche "ideazione,
progettazione, sperimentazione, apporti...", è evidente che, quale che sia
il modello di funzionamento, dobbiamo costruire delle interfacce
*funzionanti* tra essa e i punti di responsabilità nel partito nei vari
settori. E' una affermazione di per sè è ovvia; non è banale quel che sta
dietro la sottolineatura di "funzionanti".
Ho lasciato volutamente in ultimo la dimensione partecipativa. Del corpo del
partito sto parlando, non degli iscritti alla Sezione OnLine.
Sia chiaro, il nesso con il resto è strettissimo. Perchè non si possono
sognare dimensioni partecipative prescindendo dalle effettive condizioni.
Sappiamo bene che in telematica metà del risultato è determinato dalle forme
comunicative implementate. Non esiste una decisione a monte e poi un lavoro
tecnico a valle. Esiste una progettazione in cui la responsabilità politica
si esercita in relazione stretta di verifica delle opportunità/fattibilità.
E dobbiamo sapere che anche su questo piano progettuale vanno ideate e
sperimentate forme nuove di comunicazione tanti a tanti, per uscire dalla
enfatizzazione del "dirigente che deve rispondere alla mia email" e passare
a forme possibili, effettive, generali e ordinarie di comunicazione
base-vertici-base dentro al partito. Dobbiamo sapere che, oltre questo, se
pensiamo (e lo stesso statuto attuale ci parla di referendum, anche
telematici) di implementare possibilità di consultazione formale o di
decisione, dobbiamo risolvere questioncine legate alla certezza di identità
in rete degli interlocutori; e, se non vogliamo (quanto utilmente?)
confinare tutto ciò alla sola utilizzazione di chi è individualmente in
rete, dobbiamo concretamente far camminare quell'idea di "rete delle
sezioni" o, più in generale, di "partito in rete". Ma, anche su un terreno
di cose più facili, qualcuno pensa che la risposta a quel bisogno di
partecipazione sia soddisfatto da qualche forum disordinato, iperaffollato,
e (quindi?) inascoltato? O che in rete siano circolati giudizi lusinghieri
per una campagna d'ascolto fatta con qualche presenza in audio video in
risposta a domande non rese nel loro insieme visibili?
Dove cade il discorso? Cade, in sintesi estrema, sul fatto che riconoscere
una dimensione associativa e partecipativa, nei termini forti che la rete
può produrre, significa sapere che questo tocca tutto il resto, relazioni,
stili di direzione, formazione e visibilità dei processi decisionali,
definizione dell'agenda, forme di progettazione e azione politica. Cambiano
i termini della mediazione politica.
Non è certo solo a partire dalla SOL che si pongono questi temi. Parliamo di
cose moderne ma stiamo parlando di cose antichissime. Forme nuove ma bisogno
antico, quello di donne e uomini che fanno vivere relazioni, solidarietà,
progetto di vita e di società e, per contare, si riconoscono in una
organizzazione, un luogo ed uno strumento che, in quanto sentito proprio,
son capaci di rendere attraente anche per altri.
Vorrei davvero che non ci nascondessimo nulla. Disagi, delusioni, perfino
rabbia sono sentimenti facilmente censibili. Occorre vederne le ragioni
senza infingimenti, come fa ad esempio quel documento dei Segretari
regionali che è agli atti di questo Congresso.
SOL non è certo la bacchetta magica. Ma il riconoscimento e la pratica di
una dimensione di rete è cosa per nulla indifferente rispetto a tante
questioni che riverberano sia sull'essenza democratica del partito sia sulla
sua capacità di presa e di iniziativa politica.
Andiamo ora alla fase finale di questo percorso congressuale. Abbiamo in
questi mesi cercato di portare il nostro "piccolo-grande" ;-) contributo,
per "dimostrare" una possibilità, indicarne la fattibilità, pronti a
lavorare sul seguito. Lo abbiamo fatto senza chiederci l'un l'altro quale
mozione sostenessimo, nella intenzione e nella convinzione di fare un lavoro
utile per _tutti_. A volte a qualcuno viene in mente di indicarci come
"fondamentalisti" della rete. Ho cercato di far capire che non è così, far
capire cosa ci anima, cose non diverse da quelle che animano le iscritte e
gli iscritti di questo partito. E, come loro, i tanti non iscritti che
girano su queste pagine SOL attendendo simili risposte a simili bisogni.
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